Wingsuit: lanciarsi con la tuta alare e sfidare la natura per superare i propri limiti avvicinandosi il più possibile al volo. Con la tuta alare è possibile emulare il volo degli uccelli e provare un’esperienza unica di libertà.
Chiaramente i rischi sono tanti e l’atterraggio non è affatto semplice, ecco perché è considerato uno sport estremo e richiede un approccio consapevole. Vi forniremo le informazioni necessarie e tante curiosità per farvi approcciare al lancio con la tuta alare.
La storia dei lanci
Tutto iniziò con la leggenda di Icaro, il mitico figlio di Dedalo e di Naucrate che rinchiuso con il padre nel labirinto di Creta, fuggì volando con le ali che Dedalo aveva adattato con la cera al proprio corpo e a quello del figlio. Icaro si fece prendere dall’ebrezza del volo e si avvicinò troppo al sole facendo sciogliere la cera e finendo in mare.
Il sogno di volare non è mitologia, ma è insito nell’uomo fin dai tempi dei tempi e, nel corso dei secoli, sono stati tantissimi gli inventori che hanno cercato di costruire delle protesi che consentissero all’uomo di volare e librarsi nel cielo. All’inizio si trattava di rudimentali ali di legno e tela che venivano indossate prima di lanciarsi da un dirupo o da una qualsiasi postazione sopraelevata. Gli esiti, purtroppo, erano quasi sempre fatali.
La svolta avviene nel 1930 quando, con la nascita del paracadutismo, nacquero i primi “birdmen” (uomini uccello) che con le prime tute alate a malapena riuscivano a stabilizzare la caduta e compiere qualche evoluzione.
Patrick de Gayardon
Il paracadutista francese Patrick de Gayardon, assistito dal suo team, basandosi sul modello di tuta alare dell’italoamericano John Carta riuscì a mettere a punto la prima e autentica tuta alare.
De Gayardon ebbe una vera e propria intuizione che lo portò sulla strada del successo. Riuscì infatti a capire che intuì che, date le caratteristiche di densità del corpo umano, non ci si poteva ispirare alle forme degli uccelli ma sarebbe stato decisamente più produttivo prendere come riferimento quei mammiferi il cui patagio consentiva di planare.
Era il 1994 e De Gayardon iniziava i primi studi. Già nel 1996 compì i primi voli sperimentali. Possiamo però fissare la data ufficiale di nascita della tuta alare nel giorno del 31 ottobre 1997 quando Patrick de Gayardon, dopo un salto dall’elicottero a 6000 metri di quota, sfrecciò tra le guglie del versante francese del Monte Bianco. Per la prima volta l’avanzamento supera il tasso di caduta.
Sfortunatamente de Gayardon sarebbe morto meno di sei mesi dopo, il 13 aprile 1998, in seguito ad un malfunzionamento del paracadute avuto in addestramento.
La sua morte non fermò però un movimento che ormai si era attivato ed era in fermento da tempo. Il suo esempio venne così seguito da diversi paracadutisti desiderosi di lanciarsi con una tuta alare.
Lo sviluppo di questa tecnica di volo si deve in larga misura ad uno dei miti del paracadutismo: Patrick De Gayardon. Il pioniere francese del volo umano disse un giorno: “La tuta alare introduce nella dimensione prevalentemente verticale del volo in caduta libera una più forte e sensibile tendenza al movimento orizzontale“.
La tuta alare o Wingsuit
La tuta alare (o wingsuit in inglese) è una particolare tuta da lancio che riesce ad aumentare la superficie del corpo umano conferendovi un profilo alare, trasformando la velocità data dalla forza di gravità in planata orizzontale. Le sue forme si ispirano alla natura e, più precisamente, a quelle dello scoiattolo volante. Il principio è proprio quello di utilizzare le ali per planare e sfruttare le correnti per trovare la giusta direzione.
La particolarità di questa tuta è di essere costituita da due strati di tessuto sovrapposti e cassonati che si gonfiano irrigidendosi per la pressione dell’aria.
Perciò si genera portanza, quella forza fisica che permette ad un corpo aerodinamico di sostenersi in aria. Il tempo di caduta libera, se paragonato a quello di un paracadutista tradizionale, è circa il doppio e le distanze che si possono coprire sono impensabili con le tecniche di lancio tradizionali.
La tuta alare viene utilizzata nel paracadutismo ed è considerata una nuova disciplina in forte crescita. Non a caso è oggetto di costante e rapido sviluppo: una normale tuta alare, rispetto ad una velocità media di caduta libera di circa 250 km/h, consente di rallentare fino a circa 70 km/h, con una velocità orizzontale di 180 km/h.
Chi usa la wingsuit, spesso si dota anche di gps portatile, utile per vedere gli spostamenti in volo rispetto al terreno e studiare a terra i propri progressi didattici.
Le competizioni con la tuta alare
In ambito agonistico vengono svolti campionati con tuta alare in cui si gareggia per tre categorie:
- permanenza in aria,
- distanza percorsa,
- velocità.
Vengono inoltre fatte gare di “figure artistiche”.
La più nota fra le competizioni internazionali è la SkyJester´s Wings over Marl, che si tiene ogni anno dal 2005. La prima competizione italiana fu organizzata ad Arezzo nel 2007 dall’associazione sportiva dilettantistica Freccette Tricolori (Fabrizio Fontanesi, Marco Pistolesi, Claudio Antonini), parteciparono 20 atleti tra i quali Robert Pečnik (fondatore della Phoenix-Fly), Tony Uragallo (fondatore della Tony Suit) e Olav Zipser (inventore del FreeFly).
Il 23 maggio 2012 lo stuntman britannico Gary Connery è diventato il primo uomo ad atterrare in tuta alare senza paracadute. Dopo un salto dall’elicottero a 730 m di quota nei pressi di Henley-on-Thames e dopo aver raggiunto la velocità di 130 km/h è atterrato incolume su di una striscia di 18 600 scatole di cartone lunga 100 m, larga 15 e alta 3,6.
Oggi la tuta alare vive ancora in un limbo sperimentale: non esiste nessuna competizione ufficialmente riconosciuta; tuttavia sale agli onori delle cronache per record ed eventi mediatici.
Il lancio in tuta alare: cosa serve
Il volo in Tuta alare di certo non è solo un altro lancio. E’ vero che a cimentarsi sono molti paracadutisti ma è anche vero che, per iniziare ad usare una wingsuit, è caldamente consigliato fare un corso con un coach preparato.
E’ inoltre fondamentale avere i requisiti minimi consigliati dai produttori di tute e, in alcuni casi, richiesti dalle regolamentazioni dello Stato in cui si effettua.
In Italia di solito come punto di partenza si richiede la licenza e almeno 200 lanci, effettuati negli ultimi 18 mesi.
Il lancio in Wingsuit richiede particolari attenzioni ed è importante che il paracadutista sia in grado di:
- mantenere una posizione in deriva convenzionale per un lungo periodo
- recuperare da un vite piatta e qualsiasi altra posizione instabile in caduta libera
- effettuare looping e tonneaux in deriva
- dimostrare abilità e un’adeguata risposta alle procedure di emergenza