Kobe Bean Bryant non è stato un semplice cestista statunitense, è riuscito a scrivere magnifiche pagine della storia dell’NBA giocando da vero fuoriclasse con i Los Angeles Lakers.
Quando si ha la fortuna di veder nascere un vero campione è inevitabile chiedersi cosa rende uno sportivo un vero fuoriclasse? Quali sono le qualità che gli consentono di accedere all’Olimpo sportivo?
Kobe Bryant e il destino di un vero sportivo
A volte si parla di destino. Un fato scritto per noi nel DNA a cui non possiamo sottrarci. Kobe Bryant deve averci fatto i conti fin da piccolo, quando iniziò a giocare a basket in Italia seguendo le orme del padre Joe Bryant.
Non solo! Era anche nipote (da parte di madre) di Chubby Cox, altro grande ex giocatore. Bryant è così cresciuto con due esempi piuttosto importanti. Due figure guida che, però, in certi momenti possono diventare anche ingombranti. Il destino ci mette il suo mettendo davanti un bambino ad un’opportunità ma, ammettiamolo, è l’aver accettato quel destino ad aver reso Kobe un vero giocatore di baket.
In Italia Bryant ha imparato i fondamentali europei poi il richiamo dell’NBA si è fatto sentire e per lui è stato inevitabile il trasferimento negli Stati Uniti. Scelta azzeccata perché ha permesso a Kobe Bryant di avere una carriera incredibile con i Los Angeles Lakers. Una squadra in cui ha militato per ben venti anni, che ha amato e da cui è stato amato.
Come gesto per dimostrare l’attaccamento a Kobe Bryant, i Los Angeles Lakers hanno ritirato entrambe le sue maglie: la 8 e la 24.
La carriera sportiva di Kobe Bryant
Qualcuno potrebbe obiettare che il destino è solo l’inizio della storia, ma che poi sono la carriera ed i numeri portati a casa a costruire un campione. Vediamo insieme, allora, gli stupefacenti numeri di Kobe!
Bryant ha giocato quansi sempre nel ruolo di guardia tiratrice, occasionalmente ha ricoperto i ruoli di playmaker e ala piccola.
La guardia tiratrice è uno dei cinque ruoli fondamentali della pallacanestro. In tutti gli schemi tattici gli viene contrassegnato il numero 2. L’obiettivo principale di una guardia, shooting guard nel gergo dell’NBA, è quello di segnare punti.
Considerando tutti i migliori marcatori della storia dell’NBA, Kobe Bryant si classifica al quarto posto con ben 33643 punti.
Anche considerando i punti realizzati nei playoffs risulta quarto classificato, con 5640.
Nel corso della sua carriera, negli anni 1999 – 2013, è stato sempre incluso in almeno uno dei tre quintetti dell’All-NBA Team.
Dal 1998 in poi ha sempre partecipato al prestigioso NBA All-Star Game. Kobe Bryant è stato un ottimo difensore, pur avendo grandi capacità offensive. Una qualità che lo ha resto eclettico e ancor più prezioso per i gialloviola.
Ha avuto una media di 25 punti a partita; uno score di 4,7 assist; 5.3 rimbalzi e un totale di oltre 1800 palle rubate.
Ha saputo distinguersi anche nei clutch-time, ossia lo specialista dei canestri fatti all’ultimo secondo. Quelli che lasciano col fiato sospeso e portano a casa la vittoria.
Come se non bastasse, è stato anche un buon tiratore da tre punti: era l’anno 2003 quando ha stabilito il record NBA di triple realizzate in una sola partita! Record rimasto imbattuto fino al 2016.
La mentalità sportiva i Kobe Bryant
Nel corso della sua carriera Kobe Bryant ha raccontato di essersi ispirato al grande Michael Jordan, sia come stile di gioco che come mentalità sportiva. Non a caso lo stesso Jordan si è complimentato con lui per la sua carriera ed è arrivato ad affermare di «avere rivisto in Bryant molto di sé stesso».
Kobe ha avuto una grande personalità, carisma da vendere e una mentalità vincente. La fiducia in se stessi e nelle proprie possibilità è un privilegio di pochi. Che sia questo il segreto dei veri campioni?
Non basta saper visualizzare gli schemi di gioco, bisogna saper vedere la vittoria. Crederci prima ancora di scendere in campo. Questo si che fa la differenza tra sportivo e fuoriclasse.
Kobe Bryant ha lasciato una forte eredità alle nuove generazioni del basket, ispirando tantissimi aspiranti campioni con la sua mentalità e la sua professionalità.
Kevin Durant, Dwyane Wade e Derrick Rose hanno paragonato Bryant a Michael Jordan. Persino il grande LeBron James ha confessato di essersi ispirato a lui. Un lascito che ha influenzato anche molti sportivi non legati al basket, come Roger Federer, Neymar e Serena Williams.
Quando perdi e sei sicuro di averci messo il cuore, hai già vinto…lo dice uno a cui perdere non piace affatto…
(Kobe Bryant)
I soprannomi
Grazie alla sua visione di gioco Kobe ha precorso i tempi. E’ stato il più giovane giocatore dell’All Star Game (aveva solo 19 anni); il più giovane cestista ad essere stato scelto nel NBA All-Rookie Team ed il più giovane giocatore di basket ad essere riuscito a segnare 33.000 punti.
Kobe Bryant è stato un giocatore di pallacanestro a dir poco immenso, ma anche molto di più! Un uomo che ha saputo dare al basket una sua filosofia di vita.
Il noto psicologo americano George Mumford, dopo aver lavorato con lui (ed anche con Michael Jordan) disse: “è la loro inattaccabile sicurezza di sé a collocarli in una categoria a parte». Si va ben oltre il parquet”.
Forse anche a causa di tutta la sua sicurezza da giovane venne soprannominato dal grande Shaquille O’Neal “Showboat”. Un termine che indica i fenomeni che si distinguono per il loro esibizionismo.
Lui stesso, invece, si è attribuito il soprannome di Black Mamba, proprio come il letale serpente che, oltre ad essere tra i più velenosi al mondo, è così veloce da riuscire ad andare a segno nel 99% dei casi.
Il mio Kobe – L’amico diventato leggenda
Quando si ha la fortuna di veder nascere un vero campione è inevitabile lasciarsi ispirare e, a propria volta, voler ispirare gli altri. Una catena positiva che niente come lo sport riesce ad alimentare.
Deve sicuramente aver pensato questo, Christopher Goldman Ward quando ha deciso di scrivere un libro dedicato al suo amico Kobe Bryant. Una leggenda del basket che ha saputo diventare una leggenda assoluta.
Il libro il mio Kobe verrà presentato a Reggio Emilia il 22 febbraio alle ore 18.
Christopher Goldman Ward dice:
«Con questo libro vorrei ringraziare tutti voi amici, tifosi e amanti dello sport per la vicinanza che mi avete dimostrato il 26 gennaio 2020 e nelle settimane a seguire: grazie a voi – alle conversazioni faccia a faccia, ma anche alle telefonate o ai semplici messaggi – mi sono sentito meno solo.»
Il libro viole descrivere il lato più umano di Kobe. In un estratto davvero molto toccante si dice che:
“C’è un momento in cui siamo tutti alla pari, allo stesso punto di partenza. C’è un momento nella nostra vita in cui ognuno di noi è Kobe”.
Un momento che, prima o poi, diventa una sfida da accettare. Che ci chiede di mettere in campo i nostri talenti e dare il meglio di noi stessi. E tu, sei pronto ad accettare la sfida e scendere in campo dando il meglio di te?