Il surf, in hawaiiano he’e nalu (scivolare sulle onde), è uno sport acquatico che consiste nel “cavalcare” le onde utilizzando una tavola da surf (o surfboard). La tecnica consiste nel planare lungo la parete dell’onda, restando in piedi sulla tavola. È possibile eseguire una serie di manovre e acrobazie a seconda della velocità e della forma e dello spessore della parete d’acqua.
Il Surf si è rapidamente diffuso in tutto il modo dopo gli anni’20, fino ad arrivare in Italia dove, complici le numerosissime locations a disposizione, ha registrato un boom di partecipanti dai primi anni 2000 ad oggi. Se è vero che statunitensi e australiani sono i migliori al mondo a praticare questo sport, è anche vero che in Italia ci sono sempre più appassionati che sanno distinguersi anche a livello internazionale.
Un po’ di storia
Il surf è nato grazie al popolo polinesiano delle Hawaii e Tahiti. Furono proprio loro ad ideare il modo di cavalcare le onde sfruttando una tavola. Questa pratica è poi stata tramandata di generazione in generazione per diversi secoli fino ad arrivare ai giorni nostri.
Il Surf divenne davvero famoso al grande pubblico all’inizio del 1900, quando il nuotatore Duke Kahanamoku, oro in 3 occasioni alle Olimpiadi di Stoccolma 1912 e Anversa 1920, portò alla ribalta questo sport.
Kahanamoku è universalmente considerato il capostipite del Surf moderno e, grazie anche alla sua brillante carriera da attore, ha contribuito alla diffusione del surf negli Stati Uniti d’America prima e in tutto il mondo poi.
Il surf oggi è conosciuto e amato un po’ da tutti; forse non sai però che rischiò addirittura di scomparire per sempre. Nel 1700 infatti, a causa della colonizzazione di europei e statunitensi dell’area polinesiana che ridusse ai minimi termini la popolazione locale, rischiò di perdersi per sempre. Per fortuna, grazie ad alcune scritture lasciate in eredità dai primi esploratori, il Surf ha potuto essere tramandato ed è sopravvissuto nonostante guerre ed epidemie.
Ai nostri giorni la forma più diffusa di Surf è quella dello Shortboard, tavola comparsa negli anni ’70 lunga circa 1.80m con un’estremità appuntita, che permette manovre e cambi di direzione più rapidi.
Surfisti italiani famosi
Il surf è uno sport molto amato anche in Italia e, grazie al giovanissimo Leonardo Fioravanti, ha saputo ritagliarsi uno spazio importante nelle competizioni internazionali.
Leonardo Fioravanti è nato a Roma nel 1997 e si è fatto notare fin da subito per la sua abilità in questo sport. A soli 8 anni ha infatti vinto il premio Ocean 4 teens. Nel 2008 un importantissimo sponsor lo ha scelto tra i suoi testimonial, portandolo a frequentare un periodo di allenamento in un prestigioso Camp australiano insieme ai migliori atleti del mondo.
Leonardo entra nel giro di qualche anno nel Championship Tour, il circuito mondiale del Surf, riuscendo a raggiungere 6 volte la top ten ed un terzo posto ad inizio 2019. L’ultima stagione è stata però frenata da un infortunio alla spalla che ha rallentato la sua corsa verso Tokyo 2021.
Ma non solo! L’Italia spera di essere rappresentata alle Olimpiadi di Tokio anche dal sesso femminile con Emily Gussoni e Giada Legati, rispettivamente classe 1999 e 2000.
Il surf a Tokyo 2021
Il surf sarà uno sport rappresentato alle Olimpiadi di Tokyo 2021 dove i surfisti di tutto il mondo avranno finalmente la vetrina che si meritano e potranno far conoscere al grande pubblico la spettacolarità e le emozioni che è in grado di regalare il surf.
Sarà la prima volta che il surf verrà considerata disciplina olimpica; vediamo insieme le regole che dovranno rispettare gli sportivi che parteciperanno alle Olimpiadi. Nel round di qualificazione si affrontano 4 – 5 atleti contemporaneamente. I migliori passeranno al turno successivo dove sono previste sfide dirette tra 2 atleti.
Il risultato è determinato da una giuria che attribuisce il punteggio secondo criteri che prevedono:
- grado di buona navigazione
- manovre innovative
- combinazioni e varietà in relazione a potenza del flusso dell’acqua
Le manovre non hanno punteggi prestabiliti e l’accumulo del punteggio dipende dall’applicazione complessiva dei criteri.
La tavola da surf
Chi vuole iniziare a praticare surf deve procurarsi una tavola adatta alle proprie esigenze. Le tavole da surf si distinguono in:
- Longboard: può superare i 280 cm di lunghezza e pesare fino a 8 kg
- Shortboard: non supera i 190 cm ed ha un peso che si aggira tra i 4 ed i 5 kg
Oltre alla tavola è importante anche munirsi di abbigliamento adatto. L’abbigliamento utilizzato nella pratica del surf varia in base alle temperature, sia dell’acqua che dell’ambiente. Nelle acque fredde si utilizza una muta, mentre in acque calde vengono utilizzati dei pantaloncini corti con la gamba che arriva fino al ginocchio, oltre ad una leggera maglia a maniche corte in tessuto sintetico.
La muta da surf deve possedere caratteristiche molto diverse rispetto alle mute subacquee tradizionali. Deve avere proprietà fortemente elastiche in modo da permettere un agile movimento, impedire un eccessivo ricambio d’acqua ed avere cuciture resistenti e ben protette.
I pantaloncini della tenuta estiva sono invece realizzati con un particolare tipo di materiale che non aderisce alla pelle anche quando bagnato.
Tipi di surf
La modalità con la quale si affronta l’onda andrà a differenziare la pratica:
- Bodysurfing: è il modo di affrontare le onde più comune, non c’è l’ausilio di una tavola ma l’esercizio è svolto a corpo libero. Nel caso di onde di grandi dimensioni è indispensabile possedere nozioni base di nuoto
- Stand-Up: è una pratica originaria delle Hawaii, nata per assistere i principianti, e permette di cavalcare l’onda in piedi su una tavola di grandi dimensioni con l’ausilio si una pagaia
- Fluviale: i posti al mondo che permettono di surfare onde dei fiumi si contano sulle dita di una mano. Il Rio delle Amazzoni è uno dei più amati anche grazie all’attrazione che esercita la luna sull’Oceano Atlantico che, in rare occasioni, permette di avere delle onde addirittura più alte e durature di quelle marine. Altre location molto apprezzate sono il Fiume Severn (a ovest di Birmingham), l’Eisbach in Germania e lo Zambezi (al confine tra Zambia e Zimbabwe).
- Artificiale: è la pratica più recente ma anche meno frequente perché richiede una struttura pensata appositamente per ricreare le onde in modo artificiale. L’onda non è infatti naturale ma viene creata in piscine che hanno al loro interno delle rampe in grado di simulare il moto ondoso.
- Bodyboarding: Per praticare Bodyboarding si utilizza una tavola piccola, circa 1 metro, e flessibile. Solitamente consente di affrontare l’onda da sdraiati o in ginocchio.
- Windsurf: permette di cavalcare le onde di grandi dimensioni con l’ausilio di una vela leggera e facile da maneggiare.
- Skimboarding: è una particolare tecnica che permette di entrare in acqua prendendo una rincorsa dalla battigia e affrontare la parte conclusiva del moto ondoso.
- Tow-in surfing: è simile allo sci d’acqua. L’atleta viene trainato da una barca o da una moto d’acqua e, raggiunta la velocità necessaria, si stacca e affronta l’onda.
Le regole del surf
Sia che si tratti di surf praticato a livello agonistico o meno ci sono due regole imprescindibili:
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Precedenza
- Il surfista che si trova nella posizione più vicina al punto in cui l’onda frange, ha la precedenza su tutti gli altri che si trovano nella direzione in cui si sviluppa l’onda. Ciò significa anche che una volta che l’atleta è in piedi sulla tavola, ha diritto a surfarla per tutta la sua durata senza che gli altri surfers presenti in acqua debbano ostacolarlo.
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Risalire la formazione
Gli atleti che risalgono verso la formazione non devono in alcun modo ostacolare i surfisti impegnati in un’onda, è quindi opportuno aggirare il punto in cui l’onda frange per non arrecare pericolo per se stessi e per gli altri. In questo caso è importante fare buon uso delle 2 tecniche duck-dive e turtle-roll, in modo da risalire nel punto in cui non c’è più la parete dell’onda utile per surfare.
Il surf è uno sport estremo?
Si, il surf è considerato uno sport estremo. E’ molto pericoloso e può esporre gli atleti a rischi piuttosto seri; in alcuni sfortunati casi anche mortali. Tra le principali cause di morte ci sono i fondali rocciosi o l’impatto con la tavola stessa. Le onde, inoltre, possono travolgere i surfisti togliendo loro la possibilità di ritrovare la superficie e quindi l’aria per respirare. Come tutti gli sport estremi richiede prudenza e massima attenzione ma può regalare momenti davvero indimenticabili.